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Sindrome post-polio, un rischio da valutare

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I sintomi della sindrome post-polio

Le casistiche riportano dati concordi sull'incidenza dei sintomi. Per Smith il sintomo più frequente è il dolore, rilevabile nel novanta per cento di casi. Questo, per frequenza, si localizza nei distretti più sollecitati, cioè agli arti inferiori, con dolori e flogosi (infiammazioni) reattive specie alle ginocchia e nel rachide lombare, in cui ritroviamo spesso iperlordosi, scoliosi e altre deformità che possono causare anche disturbi radicolari e vascolari. Pertanto, nei casi dubbi si impongono accurate ricerche prima di attribuirli alla sindrome. I fruitori di ausili tecnici per la statica e la deambulazione accusano più spesso dolori al rachide cervicale e dorsale, alle mani e ai gomiti, in cui possono evidenziarsi deficit e fenomeni flogisticodegenerativi. Il dolore sembra legato a stiramenti miotendinei e a processi artrosici ed entesici, principalmente dovuti al sovraccarico funzionale a cui sono sottoposti per squilibri muscolari e per le conseguenti deformità scheletriche. In altre parole il soggetto poliomielitico tende a conservare il massimo delle proprie capacità residue anche a scapito di maggiori costi energetici, ma soprattutto sovrautilizza le strutture vicarianti procurandosi facilmente dolore.

Altro sintomo tipico della sindrome è la debolezza muscolare, che viene definita come insufficienza a generare forza e quindi potenza. Può manifestarsi in egual misura a carico di gruppi muscolari già colpiti o di altri in precedenza apparentemente risparmiati. Più frequentemente indeboliti risultano gli arti inferiori, e nel trenta per cento dei casi i portatori. di tutori, ortesi e ausili tecnici per la statica e la deambulazione ne lamentano l'eccessivo peso, la perdita di funzione o aderenza e la crescente paura di traumi o cadute già all'esordio della malattia.

Accanto a dolore e debolezza muscolare, il sintomo maggiormente accusato dai pazienti è il rapido esaurimento: questo viene definito come incapacità a rnantenere nel tempo forza e potenza e ne viene denunciata una lenta progressione nel corso di anni sino a costringere molti a usare la sedia a rotelle a volte anche non continuativamente.
Tra le sue possibili cause centrali, ricordiamo quelle legate alla trasmissione dell'impulso nervoso, tra le periferiche, invece, quelle riguardanti l'unità motoria. Tali sintomi vanno inoltre distinti dalla sensazione di dolore e di difficoltà a iniziare il movimento, tipica dei soggetti che già si muovono male e poco. Altri sintomi spesso lamentati sono crampi e fascicolazioni anche se incostanti e assolutamente aspecifici.

Negli esiti di poliomielite con interessamento bulbare la sindrome postpolio provoca più frequentemente disturbi cardiovascolari e respiratori. Studi condotti su pazienti con tali complicazioni presso un centro di ricerca clinica di Rancho Los Amigos non sono riusciti a evidenziare risposte anomale nelle prove cardiache e respiratorie da sforzo e nei test sui tempi di recupero.
Il peggioramento della respirazione non è quindi tanto imputabile ad un deterioramento dei muscoli respiratori, quanto alla gravità della compromissione iniziale che ha offerto limitate capacità di compenso, a danni prodotti da aumento ponderale, cifoscoliosi, fumo, infezioni polmonari recidivanti ed altre patologie cardiopolmonari. Raro l'impegno di altri organi o apparati, quale quello gastrointestinale, e nei pazienti con esiti di forme bulbari, disturbi della deglutizione e disfagia.

L. Halstead, uno dei maggiori studiosi dell'argornento, ha proposto cinque parametri necessari per porre diagnosi di sindrome postpolio:

1) anamnesi positiva per poliomielite anteriore acuta paralitica;
2) pressoché completo o parziale recupero neurologico e funzionale;
3) stabilità degli esiti per almeno quindici anni;
4) comparsa successiva di due o più dei seguenti problemi: - notevole affaticabilità, dolore muscolare o articolare, - nuova debolezza in muscoli precedentemente colpiti o apparentemente indenni, perdita di capacità preesistenti, - intolleranza al freddo, - nuove atrofie;
5) nessun'altra spiegazione medica per i suddetti problemi in soggetti precedentemente colpiti.


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